Nicolò D’Alessandro

UN DISEGNO QUASI SEMPRE “CONTRO”

06Contrariamente a quanto potrebbe apparire dalla produzione più conosciuta il disegno è un momento fondamentale nella ricerca di Salvatore Salamone.
Riveste carattere autonomo sia sul piano ideativo sia sul piano estetico.Nel corso di un ventennio di attività artistica l’attenzione al disegno, strumento indispensabile di studio, si è sempre mantenuta costante anche se le ricerche, sul versante figurativo dell’artista nisseno, sono approdate alle installazioni e alle scritture visuali. La sua attività disegnativi è emersa soprattutto nell’ambito dell’illustrazione nei principali quotidiani dell’isola (Giornale di Sicilia, L’Ora) ma anche su settimanali e mensili siciliani (Trapani Nuova, Impegno 70, Antigruppo, Intergruppo, Il Foglio d’Arte, Cartagini) e su giornali e ciclostilati stampati “alla macchia” che amo definire così poiché hanno il pregio di essere svincolati dall’etablishement e dal potere.
Un disegno molto spesso “contro” e non dimentichiamo che nel movimento “Antigruppo (Nat Scammacca, Crescenzio Cane, Pietro Terminelli) il suo contributo grafico ha visualizzato anni di impegno e di lotta al potere. I valori della libertà dell’antimilitarismo, dell’uguaglianza tra gli uomini sono i temi di quegli anni settanta. Un impegno immutato che si rivela nei disegni essenziali e chiari negli anni novanta realizzati per la trilogia “Ericepeo” di Nat Scammacca (pubblicata per la Coop. Editrice Antigruppo Siciliano e la Cross- Cultural Communications). In una illustrazione, ad esempio, ci dice Salamone che avvolti da un drappo i poeti e le loro parole vengono soffocate e meglio ancora la parola non è libera; che non c’è soluzione all’imperialismo americano ed auspica, in un altro, che tutte le barriere sociali, culturali, economiche crollino definitivamente. Un racconto per immagini che si affianca all’impegno poetico di Scammacca e ne condivide l’utopica visione di un mondo senza differenze.
Il disegno di Salvatore Salamone va considerato autonomo, non preparatorio, pur tuttavia correlato alla sua attività di pittore e di installatore dove emerge la propensione al progetto e alla resa essenziale della forma nella sua enunciazione propositiva.
La sua ricerca attraversa le vicende più genuine di lotta per la politica culturale nell’isola dal versante nisseno: dagli esordi delle speranze giovanili degli anni settanta sino ai nostri contraddittori giorni, confusamente bui e in apparenza senza speranza. Ne risulta una sorta di laboratorio, una specie di diario nel quale riversare gli accadimenti della vita, far confluire con immediatezza la propria concezione figurale, umorale, le probabilità compositive.
Sicuramente il suo segno visibilmente rivolto alla pittura, alla mediazione progettuale, alla polemica, all’ironia, all’impegno civile è sostenuto soprattutto da una grande capacità di lettura rappresentativa che conduce ad una moderna comunicazione iconica. Confermano tutto ciò le ultime stagioni (terre crude incise con ideogrammi inattendibili) che vogliono riportare alla memoria scritture non decifrabili, sollecitare il ricordo di segni e significati volti al passato.

Palermo, 6 febbraio 2000.

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